McKittrick Erin - 2009 - La strada alla fine del mondo by McKittrick Erin

McKittrick Erin - 2009 - La strada alla fine del mondo by McKittrick Erin

autore:McKittrick Erin [McKittrick Erin]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
Tags: General, Adventure, Essays & Travelogues, Travel, Special Interest
ISBN: 9788833970387
editore: Bollati Boringhieri
pubblicato: 2010-10-24T22:00:00+00:00


«Per lo meno, di giorno è un bello spettacolo» commentai il mattino seguente mentre facevamo colazione.

Stavamo osservando una lunga, lunghissima colonna di iceberg. Scorrevano sull’acqua, provenienti dai punti più lontani di Icy Bay. Un sottile strato di neve copriva gli scogli sulla nostra spiaggia. E il ghiaccio color acquamarina si stendeva a perdita d’occhio.

Le tempeste spingevano il ghiaccio in mare, poi cominciava a soffiare un vento costante di sud-est, che accatastava il ghiaccio contro la riva opposta, impedendo l’approdo. Eravamo bloccati là, e non sapevamo come uscirne.

Il secondo giorno risalimmo la baia a piedi, studiando e fotografando l’impenetrabile barriera di ghiaccio.

Il terzo giorno ci venne un’idea. Trovammo un grosso ramo di abete rosso e lo legammo sotto ai due canotti, creando una specie di chiglia più adatta a reggere il mare. Salpammo, attenti alle raffiche di vento, alla volta del muro di ghiaccio. A ottocento metri da quella che sembrava essere una parete ancora impenetrabile, un colpo di vento increspò l’acqua. Avevamo imparato a nostre spese che le tempeste possono scatenersi in un istante, perciò battemmo subito in ritirata. Più tardi, rendendoci conto che le provviste non sarebbero durate a lungo, preparammo gli zaini e in serata tornammo al quartier generale del reality show.

Il quarto giorno restammo al rifugio, a bere cioccolata calda e a guardare dalla finestra. Fuori la tempesta infuriava. Il gestore teneva in bella mostra i tesori che aveva accumulato rastrellando la spiaggia durante una vita intera trascorsa sulla Lost Coast. Possedeva persino una vertebra e un dente di un non meglio identificato mostro marino. Ci mostrò una foto della strana carcassa: una bocca enorme piena di denti lunghi su un corpo peloso e dotato di pinne; non avevo mai visto niente del genere.

Il quinto giorno era il Giorno del Ringraziamento. Lasciammo il rifugio che era ancora buio, dopo aver ricevuto in regalo carne fresca di alce, sperando di riuscire ad attraversare la baia. Stavolta avevamo il vento contro. Dopo avere remato per mezz’ora contro raffiche sempre più forti, tornammo indietro, montammo la tenda e arrostimmo la carne di alce sul fuoco, felici di avere da mangiare e di essere vivi.

Il sesto giorno quasi non mi allontanai dagli angusti confini del nostro riparo (due metri e mezzo per due metri e mezzo). Passammo la giornata a mangiare e a sonnecchiare sotto il picchiettio costante della pioggia sul tetto di nylon.

Il settimo giorno ci svegliammo nel silenzio. La luna piena illuminava una nube bassa, mentre le stelle facevano capolino negli squarci blu scuro del cielo. Nella fioca luce dell’alba s’intravedevano file bianche di iceberg che scorrevano lentamente in mezzo alla baia. Vento debole. Debole e contrario. Il che significava che sul lato opposto della baia doveva esserci meno ghiaccio. Gli iceberg erano ancora lì, ma sparpagliati lungo la baia e non più ammassati contro le rive. Era l’occasione giusta per tentare la traversata.

La luce dell’alba tingeva l’acqua di un rosa pallido. Era come remare in un frappè alla fragola. Tra gli iceberg, l’acqua era liscia come uno specchio.



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